Anticamente si chiamava Biscari, ma questa denominazione "è stata sempre ritenuta poco simpatica". Meglio ribattezzarla Acate, come l'omonimo fiume della valle e come il personaggio mitologico raccontato da Virgilio nonché fedele amico di Enea. D'altronde, "appare assai felice da l'eleganza e l'eufonia della parola Acate". Tra virgolette si ritrovano le parole contenute nella delibera, anno 1937, con cui il Comune decise di cambiare nome al comune in provincia di Ragusa accarezzata dal fiume Dirillo. Accontentando così il "desiderio della cittadinanza". Inizia così la nuova vita di Acate le cui origini risalgono al 1300 quando il Casale Biscari veniva concesso dal re Carlo II d'Angiò a Gualtiero Pantaleone. Bella da vedere è la piazza centrale dalla forma rettangolare dove si trova la villa comunale e si affaccia la chiesa madre San Nicolò di Bari. Da vedere il castello dei principi di Biscari a cui è annessa anche la chiesa di San Vincenzo, la chiesa della Madonna del Carmelo e il convento dei frati Cappuccini. Da segnalare, dopo Pasqua, la festa di San Vincenzo che dura quattro giorni e che consente di trovarsi di fronte a un affascinante palio equestre in costumi d'epoca. Ad Acate si trovano anche le bontà enogastronomiche tipiche della zona iblea poiché nel territorio vengono prodotti e coltivati alcuni prodotti tipici quali l'uva da tavola Ipg di Mazzarrone, il vino docg Cerasuolo di Vittoria e l'olio d'oliva dei Monti iblei.